DOMENICA – XIX DOMENICA T.O – B
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». – Giovanni 6,41-51
Riflessione biblica – «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Con questa frase Gesù ci ricorda che da soli non possiamo fare nulla, nemmeno pregare, nemmeno metterci in relazione con Dio; è il Signore che ci attira, perché possiamo andare verso di Lui, imparare a stare in sua compagnia. È un’attrazione, non un obbligo, perché l’amore non è mai obbligante, ma liberante. E, attratti da lui, possiamo imparare a metterci in ascolto della sua Parola e mangiare il pane che dà vita. Figli del Padre quali siamo, dovremmo ricordarci – come ha affermato Benedetto XVI, più volte ripreso da papa Francesco – che la «Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione» (Evangelii Gaudium n. 14 : cfr. Benedetto XVI, Omelia nella santa Messa di inaugurazione della V conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei caraibi, Santuario dell’Aparecida, 13 maggio 2007) e da questa attrazione nasce poi il senso della famiglia, della condivisione dell’unico pane di vita.
Riflessione francescana – La Vita seconda di Tommaso da Celano testimonia come anche il giovane Francesco, nel suo cambiamento di vita, sia stato attratto da qualcosa di bello sperimentato nell’incontro con il Signore e come poi abbia sempre continuato a lasciarsene attrarre. Ecco il breve passaggio: «Francesco, benché ancora in abito secolare, aveva già un animo religioso. Lasciava i luoghi pubblici e frequentati, desideroso della solitudine, e qui spessissimo era ammaestrato dalla visita dello Spirito Santo. Era infatti strappato via e attratto da quella sovrana dolcezza che lo pervase fin da principio, in un modo così pieno da non lasciarlo più finché visse» (FF 591).
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