Sapienza nascosta o rivelata?
Mercoledì XV Settimana del Tempo Ordinario
Is 10,5-7.13-16 Sal 93 Mt 11,25-27
Isaia parla di Assiria e lo paragona ad una scure che si vanta contro chi la maneggia, o un bastone che si sente più forte di chi lo impugna. I piccoli di cui parla Gesù sono i bambini, ma anche i poveri, le persone umili. Questi ci ricordano la condizione necessaria per entrare nel regno. Perché la loro vita è una continua “richiesta”, avendo bisogno di un altro per vivere. Con Dio è così: non siamo autosufficienti, non siamo padroni di niente. Ma bisognosi di amore, di forza, di sapienza, di perdono.
Padre, noi non siamo “piccoli” come tu vuoi, ma concedici di accogliere sempre più il tuo amore che ci viene incontro e ci trasforma.
Dai Fioretti [FF 1915]
[…] Frate Lione udì la voce di santo Francesco […] «Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?». E queste medesime parole pure ripetea, e non dicea niuna altra cosa. Per la qual cosa frate Lione forte maravigliandosi di ciò, levò gli occhi e guatò in cielo, e guatando vide venire dal cielo una fiaccola di fuoco bellissima e splendentissima, la quale discendendo si posò in capo di santo Francesco; e della detta fiamma udiva uscire voce, la quale parlava con santo Francesco, ma esso frate Lione non intendea le parole.
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