III DOMENICA DI QUARESIMA – B
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
Riflessione biblica Davvero noi possiamo distruggere il tempio di Dio. Possiamo opporci alla sua volontà difendendoci dal suo amore, arrangiarci con le nostre soluzioni e pratiche religiose, cercando di conquistare la benevolenza del Padre, costruendo spazi di relazione che non intacchino la nostra verità interiore; possiamo passare la vita mercanteggiare con Lui, cercando di tirare sul costo, perché ogni cosa ha il suo prezzo. Pregare invece è tutt’altra cosa. È costruire il tempio, o meglio, è entrare nel tempio, quello vero. È imparare a fare spazio al dono della nostra umanità rinnovata da Gesù, della vita nuova che egli ci fa desiderare, cercare scoprire e abitare.
Riflessione francescana «Conducendo [Francesco dopo la conversione] un suo compagno, che aveva molto amato, in località fuori mano, gli diceva di avere scoperto un grande e prezioso tesoro. Quello ne fu tutto felice e volentieri si univa a Francesco ogniqualvolta era invitato. E Francesco spesso lo conduceva in una grotta, presso Assisi, ci entrava da solo lasciando fuori l’amico impaziente di impadronirsi del tesoro. Francesco, animato da un nuovo straordinario spirito, pregava in segreto il Padre, desiderando che nessuno sapesse che cosa faceva nella grotta, tranne Dio solo, al quale chiedeva incessantemente come impadronirsi del tesoro celeste» (FF 1409).
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