VI DOMENICA T.O. – B
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi! ». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Riflessione biblica Quest’uomo piagato dalla lebbra desidera vedere Dio, entrare in rapporto con Lui, perché sa che solo Lui può guarirlo da quella penosissima malattia. La Legge però gli impone di purificarsi prima di presentarsi davanti a Dio. Comprendiamo, dunque, il corto circuito che la religione produce? La Legge impone al malato di guarire come condizione per prendere un appuntamento con il suo medico di fiducia! Ecco perché Paolo nelle sue lettere si scaglierà contro la Legge, che impone come condizione ciò che invece è il frutto dell’incontro con Dio. Che pena quando i cristiani dimenticano di essere stati liberati dal giogo della Legge e invece di favorire l’incontro con Dio dei tanti lebbrosi dei nostri giorni, li caricano di fardelli e falsi moralismi che loro stessi non sono disposti a portare.
Riflessione francescana I biografi di Francesco ci testimoniano che egli aveva scelto non solo di soccorrere i lebbrosi e curarli con le sue mani, ma di vivere con essi (cfr. FF 348). Anche quando era ormai prossimo alla morte, voleva rimettersi di nuovo al servizio dei lebbrosi (cfr. FF 500). Egli aveva compreso che la carne malata di quei fratelli era per lui sacramento della presenza di Cristo, il quale si nasconde in coloro che sono ai margini e disprezzati dagli uomini.
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