II DOM. DI QUARESIMA – B
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Riflessione biblica Sul monte Gesù si accende di una luce così forte da mostrare la bellezza del Padre. È Lui, ma i discepoli vedono l’Altro, la sua Gloria, la sua Potenza. La trasfigurazione è l’essenza della nostra vocazione: nella bellezza delle nostre vite mostrare la vita di un Altro. Allora diranno, come Pietro: “Che bello per noi essere qui!”. Questa è la missione della Chiesa: stupire il mondo perché nel modo con cui ci amiamo traspare un Altro. Il Padre parla poco: al Giordano, sul Tabor e alla vigilia della passione di Gesù. È di poche parole. Anzi, ne conosce solo una: figlio. I discepoli potranno parlare di ciò che hanno visto sul Tabor solo dopo la pasqua; quella tomba vuota resta lì a ricordarci che il Padre non permette che nessuno dei suoi figli vada perduto.
Riflessione francescana La Porziuncola divenne ben presto un piccolo Tabor. Chi vi accorreva vedeva risplendere nella vita di Francesco e nella sua predicazione la bellezza di Cristo e del Vangelo. “Che bello per noi stare qui!”. Ed effettivamente molti chiedevano di fermarsi, di potersi unire a quella gioiosa e umile compagnia: uomini e donne, chierici e laici, per sone d’ogni età (cfr. FF 383). In Francesco risplendeva il messaggio evangelico nella sua più autentica novità. Non era né un dovere, né un gravame, ma la parola franca di uomo che dicendo la verità, liberava i cuori dal peso del vizio, del peccato e del rancore e dall’illusione della falsa ricchezza.
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