Guardiamo al cuore
Venerdì XXVI Settimana del Tempo Ordinario
Ap 12,7-12 Sal 137 Gv 1,47-51
Il credente non può non annunciare, parlare del Signore. E nel farlo, è sempre legato a Lui, sia nell’essere accolto che nell’essere disprezzato. Ma, nonostante essere un tutt’uno con il Signore, il cuore del credente può anche andare da solo. Il Signore è dispiaciuto quando non compendiamo fino in fondo il suo Amore, è dispiaciuto quando il cuore non è ben nutrito. Perché ciò diventa pericoloso per la nostra vita interiore e così pecchiamo. I “guai” che pronuncia Gesù sono un “ahimè per te”! Facciamo attenzione a come ascoltiamo. Facciamo attenzione a non seguire le perverse inclinazioni del cuore. Come verificare come stiamo con il nostro cuore? Chiedendoci e guardando a chi e a come serviamo.
Signore, donaci una coscienza viva per saper riconoscere cosa abita il nostro cuore.
Dalla Leggenda minore di San Bonaventura [FF 1350]
Eppure, anche se aveva conquistato la purità del cuore e del corpo e si stava in certo modo avvicinando alla cima della santificazione, non cessava di purificare continuamente con la pioggia delle lacrime gli occhi dello spirito: bramava la purezza delle chiarità celesti e non si preoccupava che gli occhi del corpo si deteriorassero.
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