Bussare, bussare, bussare…
Giovedì XXVII Settimana del Tempo Ordinario
Ml 3,13-20 Sal 1 Lc 11,5-13
Oggi il vangelo ci suggerisce di essere insistenti. Non quell’ostinazione sciocca e molesta di chi assilla l’altro per il proprio tornaconto. Piuttosto un’insistenza verso noi stessi. L’insistenza della determinazione, che sa mettere la preghiera al centro della giornata. Che custodisce con cura la vita interiore, difendendola dai rischi che la minacciano. Ma anche un’insistenza con il Padre celeste. Quella che sa bussare, bussare e ancora bussare alla sua porta. Lui si lascia volentieri importunare da noi, per darci “cose buone”. E se a volte ci sembra che Dio non ascolti, chiediamo con più umiltà, cerchiamo con maggior desiderio, continuiamo a bussare, con la fiducia di aver già trovato.
Padre buono, alle nostre preghiere “aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare”!
Dalle Cronache e altre testimonianze [FF 2692]
Il beato Francesco, animato da un immenso desiderio di offrire un omaggio gradito a Dio, una notte, non riuscendo a dormire per l’intensità di questa preoccupazione e della preghiera, supplicava Dio con grandissima insistenza perché si degnasse di rivelargli da quali segni egli potesse capire che la sua vita era a lui gradita. Finalmente, dopo numerose e devote preghiere, udì la voce del Signore Gesù: […] «Ecco, da questi segni potrai conoscere che puoi piacermi e sei a me gradito: quando pensi o dici o fai ciò che è giusto, allora sappi che tu attendi ai divini ossequi».
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