Cibo per la vita
Venerdì III Settimana di Pasqua
At 9,1-20 Sal 116 Gv 6,52-59
Gesù invita chiaramente a mangiare la sua carne e a bere il suo sangue. Di fronte alla mormorazione dei Giudei non si preoccupa di convincerli con ragionamenti umani, ma approfondisce il suo discorso: chiede di far nostro il dono della sua vita. Il Signore ha istituito con amore e intelligenza geniali il dono dell’Eucarestia e con essa ci nutre, pacifica, libera, ci rende grati. Il suo corpo è vero cibo e il suo sangue vera bevanda: carne da masticare e sangue da bere sono la condizione in cui Gesù si consegna a noi, in cui Dio si dà a noi. È questo sacramento “la fonte e il culmine della vita cristiana” (CCC 1324), è la fonte e il culmine dell’appartenenza del credente a Gesù e al Padre.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui, dice il Signore (Canto al Vangelo).
Dalla Regola non bollata [FF 54]
E così contriti e confessati ricevano il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con grande umiltà e venerazione, ricordando che il Signore dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna», e ancora: «Fate questo in memoria di me».
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