Ma io vi dico
Venerdì I Settimana di Quaresima
Ez 18,21-28 Sal 129 Mt 5,20-26
Per Gesù non è sufficiente l’osservanza indicata dagli scribi, teologi del tempo e interpreti ufficiali delle Scritture, né quella degli impegnati e osservanti i farisei. Vuole una giustizia superiore, più abbondante e che sia vissuta da parte di chi la indica agli altri. Questa è beatitudine!
La prima antitesi che Gesù pone nel Vangelo di oggi ci fa riflettere sulla violenza: “Avete inteso che fu detto agli antichi: ‘Non ucciderai’. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello …”. Siamo invitati, in tutte le relazioni umane, a frenare l’aggressività, spegnere la collera, fermare la lingua che può uccidere con la parola. La violenza cova nel cuore umano prima di diventare atto. Occorre vigilare. L’astenersi dalla violenza è più decisivo di un’azione di culto fatta a Dio, il quale vuole la riconciliazione tra noi fratelli che vediamo, per poter amare Lui che non vediamo. Ecco, dunque, che la profondità del comandamento “Non ucciderai” significa anche: “sii mite, pacifico, povero e sarai beato”.
Donaci Signore un cuore mite e il desiderio di relazioni buone.
Dalle Ammonizioni [FF 163]
Ci sono molti che, applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa che venga loro tolta, scandalizzati, subito si irritano. Questi non sono poveri in spirito, poiché chi é veramente povero in spirito odia se stesso e ama quelli che lo percuotono sulla guancia.
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