C’è gloria e gloria
Martedì V Settimana di Quaresima
Nm 21,4-9 Sal 101 Gv 8,21-30
Un possibile collegamento nelle letture di oggi lo troviamo nella parola “elevare”, “innalzare” e nel segno a cui rimanda. Ci viene data l’immagine del serpente innalzato sopra un’asta e dell’innalzarsi di Gesù. Attraverso questo verbo, san Giovanni dà un significato positivo alla passione: Gesù, che non fa nulla da solo, viene glorificato. La croce è il segno della gratuità totale e della ricerca della gioia del Padre e di tutti i suoi figli. Tutto questo parla a noi, spesso troppo interessati della gloria umana. Siamo spesso incapaci, come gli israeliti, di “sopportare il viaggio”. Come gli israeliti, siamo sempre veloci a mormorare, poco inclini ad apprezzare il cibo leggero della perseveranza paziente e silenziosa. Gesù ci indica alcune caratteristiche per discernere i segni della vera gloria: la discrezione del silenzio, il dono totale di sé, il dono dell’intuizione interiore di non essere mai abbandonati dal Padre.
Donaci o Padre di contemplare l’amore fra te e Gesù, perché il nostro cuore si dilati nella gioia e nella generosità.
Dalla vita prima di Tommaso da Celano [FF 320]
Precedendo in queste vanità tutti i suoi coetanei, si era fatto promotore di mali e di stoltezze. (…) E veramente era molto ricco ma non avaro, anzi prodigo; non avido di denaro, ma dissipatore; mercante avveduto, ma munificentissimo per vanagloria; di più, era molto cortese, accondiscendente e affabile, sebbene a suo svantaggio. (…) Così, circondato da facinorosi, avanzava altero e generoso per le piazze di Babilonia, fino a quando Dio, nella sua bontà, posando il suo sguardo su di lui, non allontanò da lui la sua ira e non mise in bocca al misero il freno della sua lode, perché non perisse del tutto.
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