Con le labbra o con il cuore?
Martedì V Settimana del Tempo Ordinario
Gen 1,20-2,4 Sal 8 Mc 7,1-13
Il gesto rituale degli ebrei di rilavarsi le mani prima di prendere il cibo, nasceva per ricordare all’uomo la sacralità di ciò che stava per consumare. All’inizio era un atto riservato ai soli sacerdoti prima del sacrificio. Poi si era esteso a tutte le persone e famiglie, e ricordava che il cibo ed ogni bene di quella casa era un dono d’amore da parte di Dio. Nel tempo, però, questo gesto di riconoscenza verso Dio e la sua creazione, era diventata una convinzione sterile e oppressiva: se non faccio questo gesto perdo la comunione con Dio, e rendo impuro me stesso, il cibo, la realtà che mi sta attorno. Ma soprattutto persuadeva la persona che lo compiva di essere, con esso, nel giusto e nel bene. I farisei infatti stavano dimenticando che Dio esprime nella Parola il suo amore per tutta la creazione, quando “vide che era cosa buona!”. Quali sono oggi per noi gli atteggiamenti nati in nome di un buon valore ma che, nel tempo, abbiamo deformato e irrigidito?
Facci la grazia, o Padre, di accogliere il tuo dono d’amore con libertà di mente e di cuore e di vivere con convinzione la comunione con te e i fratelli.
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 461]
E finalmente chiamava tutte le creature col nome di fratello e sorella, intuendone i segreti in modo mirabile e noto a nessun altro, perché aveva conquistato la libertà della gloria riservata ai figli di Dio. Ed ora in cielo ti loda con gli angeli, o Signore, colui che sulla terra ti predicava degno di infinito amore a tutte le creature.
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