Parola viva
Sabato, I Settimana del Tempo ordinario
Eb 4,12-16 Sal 18 Mc 2,13-17
Perché sono sempre i pubblicani e i peccatori gli interlocutori prediletti di Gesù, i suoi amici più vicini? Non certo perché hanno una vita esemplare. Ma forse perché sono più consapevoli delle loro miserie, più impazienti di cambiare, di guarire, anche se questo comporta una sofferenza. Gli scribi e i farisei invece si fanno scudo con la legge esteriore della giustizia e si sentono giusti. Non vogliono scomodarsi perché in fondo …credono di andare bene così. Ecco perché la parola del Maestro non riesce a toccargli il cuore. È così anche per noi: questa spada a doppio taglio a volte ci spaventa. E così le impediamo di raggiungere la verità di noi stessi, continuando ad autogiustificarci, ad accampare scuse rassicuranti che ci lasciano sempre allo stesso punto. La Parola ha bisogno che le lasciamo la libertà di ferirci, di scavare nella sofferenza del nostro limite. Solo così troverà lo spazio necessario per guarirci e farci crescere. E saprà discernere i sentimenti e i pensieri del cuore secondo il cuore di Dio, per una gioia molto più grande e più vera.
“Davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore”.
Dalle Ammonizioni [FF 167]
Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli. Ci sono molti che, applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa che venga loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano. Questi non sono poveri in spirito, poiché chi è veramente povero in spirito odia sé stesso e ama quelli che lo percuotono nella guancia.
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