Grati per Grazia
Lunedì, feria propria del 19 Dicembre
Gdc 13,2-7.24-25a Sal 70 Lc 1,5-25
Il Signore non si dimentica mai del suo popolo, ascolta la nostra preghiera e non si dimentica mai di nessuno di noi. L’esperienza della madre di Sansone e di Elisabetta, la loro sterilità, ci mette davanti alla nostra incapacità di generare vita. E, insieme, alla gratuità del dono di Dio. Nessuno di noi merita l’amore del Signore. Neanche la preghiera ci merita questa salvezza. La salvezza rimane un dono di grazia. Zaccaria aveva pregato, ma quando l’angelo gli annuncia “la tua preghiera è stata esaudita”, non è capace di accogliere il dono, di riconoscere che è stato esaudito dall’amore gratuito di Dio, e ha bisogno di un lungo silenzio prima di esternare il suo Benedictus. Ciò che occorre per godere della vita che Lui ci dona è l’accoglienza del suo donarsi gratuitamente.
Benedetto sei tu, Signore, perché hai visitato e redento il tuo popolo, ti sei ricordato della tua santa alleanza.
Dal Trattato dei Miracoli [FF 823]
È da ammirare, inoltre, la fecondità della donna sterile. Sterile, ripeto, e arida questa Religione poverella, perché ben lontana dai terreni umidi. Sterile davvero, perché non miete, non ammassa nei granai, non porta sulla strada del Signore una bisaccia ricolma. E tuttavia, contro ogni speranza, questo santo credette nella speranza che sarebbe diventato erede del mondo e non considerò privo di virilità il suo corpo né sterile il seno di Sara, certo che la divina potenza poteva generare da essa il popolo ebreo. Questa Religione infatti si sostiene (…) con la stessa povertà per la quale si rende degna del cielo, viene meravigliosamente alimentata nel mondo. O debolezza di Dio, più forte dell’umana fortezza, che porta gloria alla nostra croce e somministra abbondanza alla povertà!
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