Miseris-cor-dare
Sabato XXXI Settimana del Tempo Ordinario
Fil 4,10-19 Sal 111 Lc 16,9-15
A quale ricchezza ci conviene attaccare il cuore? La ricchezza di ogni discepolo è la stessa di Dio, la misericordia. Qui conviene investire continuamente. Questo è il vero affare che porta sempre profitto e rende bella la vita. Infatti, non c’è una ricchezza, in denaro, in affetti, in doti personali, che può colmare completamente la sete del nostro cuore. Per questo Gesù ci chiede di accumulare una ricchezza che non smetterà mai di saziarci. È il perdono, la benevolenza, la carità, l’accoglienza dell’altro. Quando sono cosciente dell’abbondanza di misericordia con cui Dio ha benedetto la mia vita, non posso che azzerare tutti gli eventuali crediti in sospeso con gli altri. In questa impresa c’è sempre da fare. Infatti, non riguarda eventi straordinari, ma diventa uno stile di vita, una fedeltà quotidiana. Tante piccole fedeltà, atti di misericordia, semplici e nascosti, che vanno a costruire la nostra fedeltà più grande.
La nostra fedeltà, o Padre, è sostenuta e custodita dalla tua, stabile ed eterna, che mai ci delude.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1111]
L’umile servo di Cristo disse al frate: “Mi sembra di essere il più gran peccatore”. Il frate gli replicò che, in tutta coscienza, non poteva né pensare né dire una cosa simile. Ma il Santo spiegò: “Se Cristo avesse trattato il più scellerato degli uomini con la stessa misericordia e bontà con cui ha trattato me, sono sicuro che quello sarebbe molto più riconoscente di me a Dio”.
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