Vertice dell’amore
Mercoledì XXIV Settimana del Tempo Ordinario
Nm 21,4-9 Sal 77 Fil 2,6-11 Gv 3,13-17
Esaltazione della santa Croce
Certi cambiamenti nella vita possono avvenire in un attimo. Ma quelli del cuore necessitano di molto tempo. I quarant’anni di cammino del popolo d’Israele ce lo ricordano. Il cambiamento importante nel cuore del credente è sempre quello di scoprirsi (e riscoprirsi) figlio profondamente amato dal Padre e fratello di ogni uomo. Perché questo cammino è così lungo? Forse perché presuppone l’accoglienza delle nostre miserie come luogo privilegiate dell’opera di Dio in noi. La superbia, la menzogna, l’autoreferenzialità, sono i “morsi”, i veleni che, pian piano ci allontanano da lui e che ci fanno morire. Ma l’Altissimo è disceso dal cielo, proprio per dirci che siamo figli amati, per salvarci dal morso del male. Oggi esaltiamo la croce del Signore, la onoriamo. Perché non è solo il luogo di dolore, ma è il vertice dell’amore. Incondizionato amore del Figlio di Dio, che muore e scende negli inferi più bassi, fino a raggiungere anche l’ultimo degli uomini. Perché con lui noi tutti possiamo vivere per sempre.
Nel tuo nome, Signore Gesù, ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1602]
Francesco sedette a terra vicino al fuoco, di fronte ai fratelli che stavano a mensa in alto e sospirando disse: «Quando vidi questa tavola preparata con tanto lusso e ricercatezza, ho pensato che non era la mensa dei poveri frati, i quali vanno ogni giorno a questuare di porta in porta. A gente come noi si conviene seguire in ogni cosa l’esempio di umiltà e povertà del Figlio di Dio più che agli altri religiosi: poiché a questo siamo stati chiamati e a questo ci siamo impegnati davanti a Dio e davanti agli uomini. Adesso sì mi sembra di sedere a mensa come un frate».
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