Umiltà e carità
Lunedì XXIV Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 11,17-26.33 Sal 39 Lc 7,1-10
Il centurione era certamente un uomo con un certo potere, tanto da avere servi e subalterni al suo comando. Era anche un pagano, appartenente al popolo romano, che occupava e dominava su Israele. Eppure i servi lo presentano a Gesù come un uomo buono, e supplicano il Signore che ascolti la sua richiesta, perché ha mostrato di amare il popolo costruendo per loro la sinagoga. E Gesù fa esperienza direttamente dell’umiltà e della fede del centurione, quando si sente dire dai suoi amici di non disturbarsi ad andare perché basterà “solo una parola” per guarire il servo, così come a un comandante basta una parola per far agire i subalterni. Ed ecco che un pagano, appartenente al popolo occupatore, viene ammirato da Gesù e posto come modello di fede. L’umiltà unità all’attenzione all’altro, fatta di gesti concreti e generosi di carità, rendono il cuore capace di riconoscere il Signore.
Signore, grazie per il dono della fede. Fa che il saperci amati da te ci renda sempre più capaci di amore per chi incontriamo.
Dalle Ammonizioni [FF 177]
Dove è carità e sapienza, ivi non è timore né ignoranza. Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento […]. Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza.
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