Radicalità
Martedì XX Settimana del Tempo Ordinario
Ez 28,1-10 Dt 32,26-30.35-36 Mt 19,23-30
La Parola di oggi è un chiaro invito alla radicalità della povertà come via regale della gioia, e i discepoli, con la loro domanda, esprimono la perplessità che è di ciascuno di noi: chi può essere salvato? In altre parole: chi può farcela da solo? Anche Gesù sembra molto solidale con questa umana percezione di non saper corrispondere alle sue richieste e, per questo, ci incoraggia dicendo che a Dio nulla è impossibile. Cioè, la Parola di oggi sembra dirci che la radicalità della sequela trova il suo principale ostacolo nella superbia che, in diverse forme, ci fa pensare “io sono un dio”, posso fare da solo.
Radicalità nella sequela di Gesù e profonda coscienza di essere creature, vanno insieme: non è un impoverimento il lasciare, ma riconoscere il molto ricevuto e restituirlo per poter ricevere ancora e ancora donarsi. Questa è la dinamica della radicalità, ovvero della gioia autentica.
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio.
Dalle Ammonizioni [FF 168]
Beato il servo che restituisce tutti i suoi beni al Signore Iddio, perché chi riterrà qualche cosa per sé, nasconde dentro di sé il denaro del Signore suo Dio, e gli sarà tolto ciò che credeva di possedere.
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