Spazio libero
Mercoledì VI Settimana di Pasqua
At 17,15.22-18,1 Sal 148 Gv 16,12-15
Le molte cose che Gesù ha da dirci ce le rivela lo Spirito santo. Quali cose? Il mistero dell’amore che lega il Padre al Figlio Gesù. Ma anche il mistero della vita, del dolore, della gioia, di me stesso, degli altri. Come ai discepoli, anche a noi queste molte cose lo Spirito le svela con gradualità, con rispetto: secondo il peso che ora “siamo capaci di portare”. Non vuol dire che le svela solo a chi ha spalle grosse, è forte, intelligente. La capacità che ci è chiesta è la disponibilità, la fiducia in Dio, l’apertura alla sua azione in noi. Il cammino necessario è dunque farsi piccoli, umili, docili, svuotati di sé stessi. Quando ci fidiamo della potenza dello Spirito, gli permettiamo di svelarci molte cose. Paolo annuncia agli ateniesi che il nostro non è “un Dio lontano”. Per conoscerlo non serve andare chissà dove, “tastando qua e là come ciechi”. Aprirgli il cuore con sincerità, come bambini, vuol dire essere già da Lui trovati.
Grazie Signore, perché sei Tu che ci cerchi per primo. Sei Tu che “dai a tutti la vita, il respiro ed ogni cosa”.
Dalla Leggenda dei tre Compagni (FF 1465)
[Un frate, quando stava ancora nel mondo] gli parve di vedere in visione che tutti gli uomini del mondo fossero ciechi e stessero in ginocchio intorno alla chiesa di Santa Maria della Porziuncola, a mani giunte e levate insieme, con il viso verso il cielo. E ad alta voce, piangendo, supplicavano il Signore affinché si degnasse nella sua misericordia di ridonare a tutti loro la vista. Mentre pregavano, gli parve che dal cielo uscisse un grande splendore che, scendendo su di loro, li illuminò tutti con la sua luce risanatrice.
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