Accogliere e donare
Giovedì IV Settimana di Pasqua
At 13,13-25 Sal 88 Gv 13,16-20
Dagli Apostoli, al Papa, ai Vescovi, ai presbiteri, al popolo di Dio … c’è un annuncio che mai si ferma. Questa è l’eredità che fino ad oggi sostiene la nostra vocazione. Abbiamo un’alta dignità: far conoscere
e accogliere l’Amore di Dio attraverso l’annuncio del Vangelo e la vita. Anche l’annuncio è questione di relazione, di fiducia. La Parola ci dice prima di tutto chi siamo e poi ci invia per restituire nella fedeltà dell’Amore e alla luce dello Spirito, quanto il Signore ci ha donato di sperimentare. I primi cristiani ci sono di esempio. Leggiamo nella lettera a Diogneto: “I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città
particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere […] vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Dio li
ha posti in un luogo tanto elevato, che non è loro permesso di abbandonarlo”.
Signore Gesù, ti preghiamo perché attraverso la nostra vita, tu sia conosciuto e accolto da chi ti cerca con cuore sincero.
Dalla Lettera ai fedeli [FF 194]
E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano.
Ed essi soli debbono amministrarli e non altri. Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza però tralasciare queste.
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