tra astri, stelle e lune
Sequenza – ANNUNZIO DEL GIORNO DELLA PASQUA 2022
Dopo la proclamazione del Vangelo, il diacono o il sacerdote o un altro ministro idoneo può dare l’annunzio del giorno della Pasqua.
Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 17 aprile.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 2 marzo.
L’Ascensione del Signore, il 29 maggio.
La Pentecoste, il 5 giugno.
La prima domenica di Avvento, il 27 novembre.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.
A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli.
Epifania di nostro Signore Gesù Cristo – Questo particolare annuncio viene dato nelle chiese di rito latino (e anche di rito orientale, non dissimile anche nel rito ambrosiano), il giorno della Epifania, il 6 gennaio di ogni anno. Esso vuole ricordare ai fedeli come il centro della vita e della liturgia sia la festa della Santa Pasqua, e da questa festa si contano e stabiliscono tutti i giorni santi dell’anno. Essendo la Pasqua una festa mobile, varia anche la cadenza delle altre festività liturgiche durante l’anno. Si parla della Pasqua come festa mobile nel senso che non viene ogni anno nello stesso giorno (come il Natale, ad esempio), ma viene calcolata in base al conteggio delle lune, dovendo cadere nell’ultima luna di marzo. Precisamente la domenica dopo la luna piena seguente l’equinozio di primavera.
I Magi seguendo un segno sconosciuto nel cielo (forse una stella? una cometa? il testo evangelico non è preciso in materia, Mt 2,2) giungono a contemplare Dio in un piccolo borgo di Israele. Sembra di capire che non restino delusi del fatto che il loro lungo viaggio si compia davanti a un bambino, una mamma ed un papà di umilissime condizioni! La loro ricerca è arrivata a conclusione. Potranno tornare ed annunciare (tranne che ad Erode!) ciò che hanno veduto e contemplato. E’ bene ricordare però che «I magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella, ma videro la stella perché si erano messi in cammino», come osservava san Giovanni Crisostomo ancora nel secolo quarto: ma parla anche per noi. Per noi stanchi della pandemia, distratti o chini sulla fatica e i dispiaceri quotidiani, per noi magari perfino educatamente disperati verso un futuro che ci pare senza luci.
Seguendo un altro astro, la Luna, gli uomini da sempre hanno saputo contare i mesi e i giorni dell’anno, e su questi basare vita dei campi e vita religiosa.
Per questo il lunario o calendario detta il ritmo della vita sociale ma pure quella religiosa: e persino durante un rito solenne come quello dell’Epifania si annunciano le date che daranno il ritmo del nostro andare alla sequela del vivente, il Risorto. Infatti ogni computo ha la Domenica di Pasqua come termine principale, di anno in anno.
La solennità della cosa, il suo informare con precisione e diffusione (in tutte le chiese!) sembrano riecheggiare in un testo di san Francesco d’Assisi, la Lettera ai Reggitori dei Popoli (FF 213), quando il suo amore smisurato per Cristo lo porta a rivolgersi direttamente e senza timori ai grandi della terra del suo tempo, perché fossero fedeli al loro servizio di guide per le genti più che alle loro mire di potere. Tanto da invitarli a far sì che ogni sera attraverso uno dei loro banditori “si annunci che all’onnipotente Signore Iddio siano rese lodi e grazie da tutto il popolo”:
«…Perciò vi prego con tutta la riverenza di cui sono capace, che a motivo delle cure e preoccupazioni di questo mondo, che voi avete, non vogliate dimenticare il Signore né deviare dai suoi comandamenti, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai suoi comandamenti, sono maledetti e saranno dimenticati da lui. E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di possedere saranno loro tolte. E quanto più sapienti e potenti saranno stati in questo mondo, tanto maggiori tormenti patiranno nell’inferno. Perciò io con fermezza consiglio a voi, miei signori, che, messa da parte ogni cura e preoccupazione, riceviate con animo benigno il santissimo corpo e il santissimo sangue del Signore nostro Gesù Cristo, in santa memoria di lui. E vogliate offrire al Signore tanto onore in mezzo al popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che all’onnipotente Signore Iddio siano rese lodi e grazie da tutto il popolo. E se non farete questo, sappiate che voi dovrete renderne ragione davanti al Signore e Dio vostro Gesù Cristo nel giorno del giudizio. Coloro che riterranno presso di sé questo scritto e lo metteranno in pratica, sappiano che sono benedetti dal Signore Iddio».
Sant’Antonio di Padova, francescano, commenta:
«I Magi dunque “offrirono al Signore oro, incenso e mirra”. Così anche i veri penitenti gli offrono l’oro della totale povertà, l’incenso della devota orazione, la mirra della volontaria sofferenza. E fa’ attenzione che l’incenso della devota orazione e la mirra della salutare penitenza non si trovano se non “in Arabia”, cioè nella santa chiesa. […] Supplichiamo dunque il Signore che ci conceda di offrirgli questi tre doni, per poter poi regnare con lui […]. E rendiamo grazie a Gesù Cristo che da un tale popolo, infedele e barbaro, si è degnato di accettare oggi i doni, primizie di fede, e da esso formare la sua chiesa, che siamo noi. A lui onore e gloria nei secoli eterni. Amen.». (Sermone per l’Epifania, 8 ss.)
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