Fuoco e cenere
Mercoledì, III Settimana Tempo Ordinario
2Tm 1,1-8 Sal 95 Lc 9,1-10
Santi Timoteo e Tito, memoria
Paolo ricorda a Timoteo i tanti doni con cui il Signore ha benedetto la sua vita. Soprattutto, la fede ricevuta in famiglia e il ministero sacerdotale. La grazia di Dio, tuttavia, non è mai un prodigio che agisce magicamente o in modo fortuito. Ogni suo dono è come un fuoco che va custodito dalla nostra libertà. Se trascurato, rischia di perdere vigore, fino a spegnersi del tutto. Perciò Paolo invita a ravvivare il dono. Il verbo greco usato è quello di chi soffia sul fuoco per togliere la cenere che lo soffoca. A volte è necessaria molta delicatezza, a volte maggior vigore… Potrei domandarmi: quali sono le “ceneri” che oggi indeboliscono la mia amicizia con il Signore Gesù e il mio amore per gli altri? Nel Vangelo ce ne vengono suggeriti alcuni: viaggiare con borse, sacche e sandali, cioè contare troppo su sé stessi e i propri mezzi, può spegnere il fuoco della fiducia nella bontà provvidente di Dio, nella sua potenza che tutto può. Fermarci a salutare tutti, cioè disperderci in convenevoli formali e vani, può spegnere il fuoco della carità e della libertà del cuore, necessari per costruire, già qui ed oggi, il Regno di Dio.
Signore, dammi la forza di vigilare su quelle “ceneri” che oggi rischiano di indebolire la mia fede.
Dallo Specchio di perfezione [FF 1698]
Rivestito di fortezza dal cielo, Francesco era riscaldato più dal fuoco della grazia divina nell’intimo, che all’esterno dalle vesti del corpo (…) Diceva infatti: «Quando lo spirito è tiepido e a poco a poco si raffredda nella grazia, per forza la carne e il sangue fanno sentire le loro esigenze».
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