Ascolta, c’è un di più
Giovedì III Settimana del Tempo Ordinario
2Sam 7,18-19.24-29 Sal 23 Mc 4,21-25
Gesù ci incoraggia ad andare in profondità perché la Parola, come luce, diventi guida della nostra vita. A chi accoglie la Parola che è luce e la pone sul candeliere, viene illuminata la sua stessa vita e diviene a sua volta strumento per altri. È promesso un di più a chi tende l’orecchio e ascolta la Parola: “Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti! […] a chi ha, sarà dato” (Mc 4,25). Il verbo avere viene usato qui come avere terra profonda, avere radice … è in fondo la capacità di ricevere per donare. Alleniamoci a fare silenzio in noi, dilatiamo lo spazio della nostra interiorità per vivere la pienezza dell’Amore di Dio che mai si esaurisce.
Donaci, Signore, di appassionarci sempre più nel metterci a disposizione all’ascolto della Parola e al dono di noi stessi.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1187]
La dedizione instancabile alla preghiera, insieme con l’esercizio ininterrotto delle virtù, aveva fatto pervenire l’uomo di Dio a così grande chiarezza di spirito che, pur non avendo acquisito la competenza nelle sacre Scritture mediante lo studio e l’erudizione umana, tuttavia, irradiato dagli splendori della luce eterna, scrutava le profondità delle Scritture con intelletto limpido e acuto. Il suo ingegno, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri, e dove la scienza dei maestri resta esclusa, egli entrava con l’affetto dell’amante. Leggeva, di tanto in tanto, i libri sacri e riteneva tenacemente impresso nella memoria quanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosa devozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta.
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