per un Dio bambino, una mamma e un papà
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. (Lc 2,15-20)
«“I genitori di Gesù”, Giuseppe e Maria.
Giuseppe si interpreta “aumento”; Maria “mare amaro”, non perché si sia amaramente lamentata della sofferenza, ma perché ebbe in sorte il nome dell’amarezza quasi per un presentimento della passione del Figlio.
Giuseppe e Maria sono figura della speranza e del timore, che sono come i genitori del giusto. La speranza è l’attesa dei beni futuri, che genera un sentimento di umiltà e una pronta disponibilità di servizio. Ecco Giuseppe, umile e diligente servitore [del figlio di Dio]. La speranza è detta in latino spes, quasi pes, piede, passo di avanzamento: ecco l’aumento, l’accrescimento. […] E perché la speranza non degeneri in presunzione, dev’essere unita al timore, che è principio della saggezza, al cui possesso nessuno può giungere se prima non ha assaporato l’amarezza del timore».
S.Antonio di Padova, Sermone Domenica II dopo Natale, 3.
AUGURI FRATERNI E FRANCESCANI A TUTTI GLI AMICI DI BIBBIAFRANCESCANA.
Disegno di pati.te – – www.patite.es
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