C’è una speranza
Martedì 28 dicembre, IV giorno fra l’Ottava di Natale
1Gv 1,5-2,2 Sal 123 Mt 2,13-18
Santi Innocenti, festa
La morte è sempre per noi un mistero incomprensibile, e in modo particolare ci lascia sgomenti la morte di bambini innocenti. Il pianto è umanamente inconsolabile, come quello di Rachele per i suoi figli. Se proseguiamo per qualche versetto la lettura del profeta Geremia, citato nel Vangelo, troviamo però l’invito del Signore a trattenere il nostro pianto, i nostri occhi dalle lacrime…perché c’è una speranza (cf. Ger 31,16).
La speranza, che offre un senso anche alla morte innocente, ci viene proprio dal Natale: il Figlio di Dio si fa uomo in Gesù per portarci il suo amore. Non solo il Signore condivide con noi la fragilità umana, ma per amore prendere su di sé il nostro dolore, per salvarci dal male e insegnarci ad amare.
“Per parlare di speranza a chi è disperato, bisogna condividere la sua disperazione; per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire al suo il nostro pianto” (Papa Francesco). Gesù, nel mistero della sua incarnazione e della sua passione, condivide il nostro dolore e il nostro pianto, per donarci la sua consolazione e la sua gioia.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
Dalle Lettere di Santa Chiara ad Agnese di Boemia [FF 2865]
Il Signore quando venne nel grembo verginale volle apparire nel mondo disprezzato, bisognoso e povero, perché gli uomini, che erano poverissimi e bisognosi e soffrivano l’eccessiva mancanza di nutrimento celeste, fossero resi in lui ricchi con il possesso del regno celeste.
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