Rinati dall’alto
Sabato XXXIII Settimana Tempo Ordinario
1Mac 6,1-13 Sal 9 Lc 20,27-40
Al trabocchetto teso dai sadducei, Gesù risponde con una parola potente che ci riguarda da vicino: siamo infatti “figli della risurrezione”. Di fronte alla mentalità ellenista, infatti, era necessario chiarire che la risurrezione non è una rianimazione, un prolungamento della vita terrena. Ma una vita nuova, dove entra tutto l’uomo vivente, non solo lo spirito, ma anche la sua carne trasfigurata. Certamente ci si riferisce alla vita dopo la morte. Tuttavia ci viene offerta una bellissima prospettiva anche per il nostro presente: siamo chiamati a vivere già ora per la vita eterna. Perché questa comincia già qui, oggi, nell’ordinarietà del mio quotidiano vissuto in unione con Dio. Se sono figlio della risurrezione significa che “nasco” da essa: cosa significa oggi per la mia vita? Quali mentalità, abitudini, modi di pensare e agire chiedono un cambiamento, alla luce di questa novità? Nascere dalla risurrezione cambia le mie prospettive, le mie priorità. Vuol dire elevare mete, pensieri, sentimenti, azioni a superare i ragionamenti umani ed accogliere la novità del vangelo.
Signore Gesù, Dio dei vivi, fa’ che impariamo ad essere “figli della risurrezione” e a confidare nella tua bontà e nella tua potenza.
Dalla Regola non bollata [FF 55]
E questa o simile esortazione e lode tutti i miei frati, quando a loro piacerà, possono annunciare ad ogni categoria di uomini, con la benedizione di Dio: Temete e onorate, lodate e benedite, ringraziate e adorate il Signore Dio onnipotente nella Trinità e nell’Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose.
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