Questione fede
Lunedì XXXII Settimana Tempo Ordinario
Sap 1,1-7 Sal 139 Lc 17,1-6
Gesù insegna a perdonare oltre ogni limite, quindi ad amare sempre, anche quando l’altro ci fa del male. E i discepoli capiscono che questo amore va oltre le loro possibilità e chiedono «Accresci la nostra fede». Da soli non possiamo amare come Gesù. Occorre aver fede. Ma Gesù ci dice che basta averne come un granello di senape. Forse allora non è questione di “quanta fede” ma di “quale fede”. Perché la fede non è “quella cosa che mi fa stare bene”. La fede è «cercare il Signore con cuore semplice», è riconoscere che Lui è il solo Signore e senza di Lui non possiamo far nulla. Lui con il suo santo Spirito ci «ammaestra», ci tiene lontano da ciò che è falso; Lui ama l’uomo e ci guida perché possiamo anche noi amare come Lui. Il come viviamo le relazioni con gli altri quindi, è una “verifica” della nostra fede. Se il nostro aver fede non ci avvicina a chi abbiamo accanto, se non ci attira piano piano al dono di noi stessi, forse non ci stiamo davvero affidando, forse non stiamo davvero ascoltando lo Spirito che ci conosce e ci guida. Facciamo attenzione!
“Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità” (dal Sal 139).
Dalle Ammonizioni [FF 163]
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Ci sono molti che, applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa che venga loro tolta, scandalizzati, subito si irritano. Questi non sono poveri in spirito, poiché chi è veramente povero in spirito odia se stesso e ama quelli che lo percuotono sulla guancia.
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