le mie parole non passeranno
Venerdì XXXIV Settimana del Tempo Ordinario
Lc 21,29-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Con questa breve parabola Gesù invita gli uditori a comprendere che i segni che essi chiedono (vd. 21,7) debbono essere capiti. Al contrario di Matteo e Marco che ritornano sul tema del Figlio dell’uomo, Luca parla qua della venuta del Regno di Dio. Per lui questo Regno è vicino, qualunque sia la dilatazione che ci separa dalla fine dei tempi. La vicinanza-prossimità sta nella Parola che permane eterna, che non passa, che è nuova per noi ogni giorno!
«Il fico deriva il suo nome da “fecondità”: infatti è più fertile delle altre piante perché dà frutto due o tre volte in un anno, e mentre un frutto matura, un altro ne nasce. Il fico rappresenta la carità fraterna, la più feconda tra tutte le virtù, perché corregge chi sbaglia, perdona a chi offende, sazia chi ha fame; mentre pratica qualche opera di misericordia, pensa già ad un’altra da portare ad esecuzione». S.Antonio di Padova, Sermoni, Per la festa dell’invenzione della Santa Croce, 11
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