Passare a servire
Martedì XXIX Settimana del Tempo Ordinario
Rm 5,12.15.17-19.20-21 Sal 39 Lc 12,35-38
Noi siamo amministratori di beni non nostri e sappiamo che l’unico padrone di questi beni tornerà. Per questo possiamo essere persone di speranza: tutto ci viene riversato in abbondanza e la vita eterna è il Signore che si rende totalmente disponibile per noi. Quando “passiamo” nella vita servendo gli altri, in qualche modo assaporiamo già la sublimità della vita eterna. Questo perché ci importa più del Signore che dei suoi beni, ci importa più la relazione con Lui che la gratificazione che svanisce. Il Vangelo oggi ci lascia una dolcezza che nessun uomo potrebbe inventare: quando il Signore tornerà non ci dirà: “servimi ancora, non hai fatto abbastanza”, ma ci dirà: “figlio mio, siediti a mensa” e passerà ancora Lui, Risorto, a servirci con una sovrabbondanza inimmaginabile.
Ci conceda il Padre di convertici e “passare a servire”.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano[FF 743]
Mentre dimorava in una cella a Siena, una notte chiamò a sé i compagni che dormivano: «Ho invocato il Signore – spiegò loro – perché si degnasse indicarmi quando sono suo servo e quando no. Perché non vorrei essere altro che suo servo. E il Signore, nella sua immensa benevolenza e degnazione, mi ha risposto ora: – Riconosciti mio servo veramente, quando pensi, dici, agisci santamente -. Per questo vi ho chiamati, fratelli, perché voglio arrossire davanti a voi, se a volte avrò mancato in queste tre cose.
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