DOMENICA 24 OTTOBRE 2021 S. ANTONIO M. CLARET
Dal Vangelo
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Commento biblico
Siamo a Gerico, la porta della Giudea a oriente, a pochi passi da Gerusalemme. Non ci sono solo i discepoli che seguono Gesù, ma anche molta gente e tra questi un mendicante, uno scartato dalla società di cui nessuno si prende cura. Il momento è solenne, si sta per entrare nella Città Santa. In questo cieco vi è tutta l’attesa dell’umanità, della salvezza, della guarigione, della forza di gridare e di farsi sentire dal Maestro, nella profonda convinzione che solo Lui può fare qualcosa. L’unico rischio è la folla che si frappone tra questo grido e il Messia; ma ciò che Gesù dice a questo pover’uomo è “coraggio!”, una parola che rappresenta un programma di vita. Abbiamo bisogno di coraggio, di uscire dal timore, dalla sfiducia, dalla paura di non essere amati, ma soprattutto di non essere degni di questo amore. E poi l’altra parola, che anticipa quanto avverrà tra pochi giorni: “Alzati”. Lo stesso verbo della risurrezione,
egheiro.
Commento francescano
Anche Francesco, prima della Sua morte, vive la cecità fisica. Ed è questo che gli permette di cantare e inneggiare il più bell’inno alla vita: «Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore» (FF 263). Francesco d’Assisi ha compreso quanto scrive Carlos Ruiz Zafon: “L’invidia è un cieco che vuole strapparti gli occhi”. Ecco perché Egli non si sente mai migliore e superiore agli altri, ma sempre accanto e per gli altri.
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