Date in elemosina… e tutto sarà puro
Martedì XXVIII Settimana del Tempo ordinario
Rm 1,16-25 Sal 18 Lc 11,37-41
Essere farisei è desiderare di essere al centro; la legalità è la scusa per polemizzare gli atteggiamenti di bontà! Infatti, i farisei, ogni volta che vedono l’amore di Gesù verso i peccatori, lo criticano. Il bisogno di essere al centro offusca in loro persino la possibilità di vedere l’azione di Dio, fino a non sentirsi amati proprio dal Dio che predicano.
Oggi Gesù è invitato da un fariseo, entra e si mette a tavola senza compiere i riti (forse provocandolo?), e ancora una volta il fariseo guarda a Gesù con sospetto: “si meravigliò che prima non si fosse lavato, prima di pranzo”. Gesù provoca la “presunta” perfezione esteriore perché sa bene che è solo un modo per coprire il cuore, per coprire il bisogno di essere amati e di amare, che potrebbe apparire come fragilità. È un bisogno che spesso anche noi nascondiamo perché pensiamo di non esserne degne o capaci, mostrandoci così presumibilmente forti, ma non amabili.
L’invito del Signore Gesù è chiaro: quando l’esterno rispecchia l’interno, quando cioè non mentiamo ma riconosciamo con onestà ciò che siamo davanti a Lui e agli altri; quando non mascheriamo il nostro male e ci confessiamo bisognosi di misericordia; quando il male dell’altro è oggetto di misericordia nei suoi confronti, allora saremo stati in grado di dare “in elemosina”, di donare per amore, con gratuità e povertà d’animo.
San Paolo ci dice che “la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute”. Anche la nostra vita possa essere questa opera che serva affinché il mondo creda!
Dalle Ammonizioni [FF 170]
Beato quel religioso che non ha giocondità e letizia se non nelle santissime parole e opere del Signore e, mediante queste, conduce gli uomini all’amore di Dio con gaudio e letizia.
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