Il bene che c’è
Sabato XVI Settimana del Tempo Ordinario
Es 24,3-8 Sal 49 Mt 13,24-30
Possiamo leggere la parabola di Gesù come un confronto fra due modi di vedere la storia del mondo e personale.
Lo sguardo dei servi è quello di coloro che sottolineano il difetto, la mancanza. Ci si fissa su ciò che non va e si vorrebbe estirparlo, anche al costo di perdere qualcosa di buono. è uno sguardo rigido, duro, di chi cerca la perfezione e non riesce a sopportare il limite. è un modo di vedere che non sa aprirsi alla speranza. Il padrone di casa è invece colui che fissa lo sguardo su ciò che c’è di buono e lo protegge, senza la fretta di vedere subito la situazione ideale. Spesso noi abbiamo gli occhi dei servi con gli altri, mentre il Signore ha sempre lo sguardo del padrone per noi. Nonostante le nostre infedeltà e ingratitudini, nonostante il male che pur è presente nel nostro modo di agire e pensare, il Signore vede il bene che possiamo ancora fare. Su questo bene fissa il suo sguardo permettendoci di crescere, di cambiare quello che possiamo, e accettare con umiltà e fiducia che solo alla fine saremo liberati da ogni male.
Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza
Dallo Specchio di perfezione [FF 1782]
E diceva che sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti santi frati: la fede di frate Bernardo…; la semplicità e la purità di frate Leone…; la cortesia di frate Angelo…; l’aspetto attraente e il buon senso di frate Masseo, con il suo parlare bello e devoto; la mente elevata nella contemplazione che frate Egidio ebbe fino alla più alta perfezione; la virtuosa incessante orazione di frate Rufino…; la pazienza di frate Ginepro…; la robustezza fisica e spirituale di frate Giovanni delle Lodi…; la carità di frate Ruggero…; la santa inquietudine di frate Lucido.
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