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Mercoledì VIII Settimana di Pasqua
Sir 36,1-2.5-6.13-19 Sal 78 Mc 10, 32-45
San Filippo Neri, Sacerdote
Il potere umano spesso si appoggia su logiche di prepotenza e dominio. Ci si serve della debolezza degli altri come un piedistallo per innalzare sé stessi. E non serve andare ai grandi sistemi di potere. Basta guardarci intorno e… soprattutto dentro, con sincerità, in qualche circostanza che ci vede gomito a gomito con agli altri. Ma ecco che Gesù ci dà una parola tutta nuova: “Tra voi però…”. Non sta esortando, non dice: “mi raccomando, non sia così”. Ma usa un verbo al presente: “non è così”. Cioè, pone una “pietra angolare” alla base della comunità nascente, un dato che non si discute, un fondamento irrinunciabile per chi vuole vivere il Vangelo. Dunque, è buono il desiderio di diventare grandi. Sì, ma per amare sempre di più, senza risparmio. Ben venga la spinta ad essere i primi, ma in umiltà e benevolenza: servendo gli altri, mettendo il loro bene prima del proprio, offrendo in dono la vita. Proprio come Gesù.
“Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, secondo la benevolenza che hai verso il tuo popolo”.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1662]
Francesco disse: «Ecco, i fratelli con grande devozione e venerazione vengono da me e m’invitano al capitolo e io, (…) mi metto a predicare loro secondo che mi avrà insegnato lo Spirito Santo. Finito il sermone, supponiamo che ci pensino e gridino contro di me: ‘‘Non vogliamo che tu regni sopra di noi, perché non sei eloquente e sei troppo semplice. Noi ci vergogniamo troppo di avere sopra di noi un prelato così incolto e indegno di considerazione. E quindi d’ora innanzi non avere la pretesa di chiamarti nostro prelato’’. (…) Ebbene, non mi sembra di essere un frate minore se non mi rallegro allo stesso modo quando mi disprezzano e mi scacciano ignominiosamente non volendomi per loro prelato, come quando mi onorano e mi venerano, dal momento che in entrambi i casi si realizza egualmente il loro profitto. Se ho goduto per il loro profitto e la loro devozione quando mi esaltano e mi onorano, cosa nella quale vi può essere pericolo per la mia anima, tanto più devo esser felice e rallegrarmi per il progresso e la salvezza della mia anima, allorché mi vituperano, scacciandomi con vergogna, cosa nella quale c’è profitto per l’anima».
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