DOMENICA 2 MAGGIO 2021 – V DOMENICA DI PASQUA S. ATANASIO VESCOVO
Dal Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Commento biblico
Siamo al cuore della teologia giovannea: la vita divina, che ha la sua sorgente in Dio, passa in Gesù Cristo e da lui ai suoi fedeli. L’unico modo per diventare e restare spiritualmente vivi è quello di rimanere in Gesù per mezzo della fede in lui. Una fede operosa che si esprime nell’osservare il comandamento nuovo dell’amore. Si rimane – verbo caro all’evangelista – in Gesù se le sue parole rimangono in noi, cioè se vengono accolte e custodite con fede e praticate nell’amore. Questi sono i frutti della vita eterna.
Commento francescano
Il capitolo XXII della Regola non bollata (FF 56-62) è un piccolo ma prezioso trattato di spiritualità: da un cuore malato da cui escono solo cose cattive si giunge a un cuore purificato, dimora della Trinità. Che cosa rende possibile questo cambiamento preannunciato dalle profezie della nuova alleanza? Proprio l’accoglienza e la custodia gelosa della Parola del Signore nel proprio cuore. Questa Parola di Gesù guarisce il cuore, lo purifica e lo rende in grado di contemplare la gloria del Padre.
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