DOMENICA 25 APRILE 2021 – IV DOMENICA DI PASQUA S. MARCO EVANGELISTA
Dal Vangelo
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Commento biblico
Gesù, il buon pastore, raduna le sue pecore «da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine» (Ez 34,12). Diversamente dai cattivi pastori (Ez 34,2-6), egli dà la vita per le pecore offrendo se stesso e prendendo su di sé il peccato di tutti (Gv 1,29; Is 53,6): per le sue piaghe siamo stati guariti (Is 53,5; 1Pt 2,24). Le sue pecore, perciò, ne riconoscono la voce; la voce di chi le ama fino a dare la vita per loro. «Chiedetevi, fratelli carissimi, se siete sue pecorelle, se lo conoscete, se vi è nota la luce della verità. Non parlo della conoscenza che proviene dalla fede ma di quella basata sull’amore e che si attua non tanto nel fatto di credere, quanto attraverso le opere» (Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli XIV,4).
Commento francescano
Francesco ricorda il sacrificio delle pecore che avevano seguito il Signore sulla via della croce e per questo avevano ricevuto come ricompensa da lui la vita eterna; quindi prosegue: «Perciò è grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi abbiano compiuto le opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il solo raccontarle!» (Am VI, 3: FF 155). Egli mirava, in quel contesto, a combattere l’orgoglio che nasceva dalla consapevolezza di aver scelto, con la vocazione francescana, la parte migliore. Un orgoglio che portava a dimenticare gli impegni connessi a quella scelta e incitava invece a trarne possibili vantaggi. Pertanto, dobbiamo vigilare su noi stessi, perché una tale tentazione è sempre in agguato.
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