Orsù, amiamo!
Venerdì II Settimana di Quaresima
Gen 37,3-4.12-13.17-28 Sal 104 Mt 21,33-43.45
La vigna è la coltivazione per eccellenza che comporta anni di lavoro, richiede cura e amore, esige un rapporto stabile e pieno di attenzione da parte del vignaiolo. È una coltivazione che occupa il terreno per generazioni, terreno destinato solo ad essa. La vigna ha anche un torchio per poterci lavorare e una torre per poterla difendere. In questa unicità possiamo leggere una vera e propria alleanza tra la vigna e il vignaiolo, una passione vera. Ecco perché già i profeti usavano questa immagine per parlare dell’amore, dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. La parabola racconta dell’incapacità del popolo di comprendere questo amore unico di Dio che ora si compie in Gesù. Per non scartare ciò che Dio ha posto a fondamento della storia, il Suo unico Figlio, dobbiamo entrare e stare nella vigna. Dobbiamo conoscere il padrone e conoscere la sua azione paziente: vi piantò … la circondò … vi scavò … vi costruì … la diede in affitto … mandò il figlio. Lavoriamo e viviamo nella vigna con attenzione profonda e con gratitudine sapendo che di nulla possiamo vantarci. E doniamoci agli altri, produciamo frutti gratuiti di bontà e di misericordia.
Signore Gesù, ti chiediamo perdono per ogni volta che ti lasciamo fuori dalla nostra vita.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1072]
A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell’altro mondo: uno che, la mente e il volto sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l’alto. Da allora la vigna di Cristo incominciò a produrre germogli profumati del buon odore del Signore, e frutti abbondanti con fiori soavi di grazia e di santità.
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