Fermezza dell’amore
Mercoledì della Settimana Santa
Is 50,4-9a Sal 68 Mt 26,14-25
Gesù è tradito, messo nelle mani dei sacerdoti in cambio di pochi soldi. Ma, nel profondo del suo cuore, si è già messo volontariamente nelle mani degli uomini, per amore. Nelle sue ultime ore, vive tanti sentimenti umani: la gioia della comunione, ma poi anche la delusione, la solitudine, la paura. Tuttavia nessuno di questi sentimenti lo “confonde”, come, forse, può succedere a noi nei momenti di prova. Nulla lo distoglie dall’unico desiderio: offrire la sua vita per amore nostro, in obbedienza perfetta al Padre. Non oppone nessuna resistenza, non si tira indietro, profetizzava già Isaia nel suo canto del Servo sofferente. Non resto confuso, ma rimane fermo nella sua decisione. La sorgente della fermezza di Gesù è l’amore del Padre. È certo che non lo abbandona e continua ad assisterlo. È grazie a questa sua fermezza, che noi siamo salvi, destinati alla vita che non muore. Tutto della nostra vita trova senso e pienezza. Perfino le nostre delusioni, solitudini e paure. Dalle sue piaghe, infatti, siamo stati guariti.
Padre buono, grazie per tuo Figlio Gesù, vita totalmente donata a noi. Rendi la nostra fede ferma e profonda, per fare anche della nostra vita un’offerta di amore.
Dal Libro delle tribolazioni di Angelo Clareno [FF 2115]
Gesù Cristo lo trovò fedele, obbediente, riconoscente, semplice, retto e umile, secondo il suo cuore. Gli rivelò la prima e ultima perfezione della vita evangelica sua, di sua Madre e dei suoi apostoli ed evangelisti. Gli aprì l’udito e lo diresse con mano forte nelle cose celesti, incorruttibili e perfette. Gli si pose nel cuore, nelle labbra e nell’opera del suo braccio.
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