A servizio della nostra gioia
Mercoledì II Settimana di Quaresima
Ger 18,18-20 Sal 30 Mt 20,17-28
“Ecco noi saliamo a Gerusalemme” dice Gesù. Ma, interiormente, sta scendendo verso la croce. Dice infatti l’apostolo Paolo che, pur essendo nella condizione di Dio, Gesù svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, facendosi obbediente fino alla morte di croce (cf. Fil 2,6.8). Qui “prende in disparte i dodici”: vuole preparare loro all’imminente dolore della passione. Ma ora sono troppo pieni di sé stessi per capire, pieni delle loro vane ambizioni e gare di grandiosità. Gesù, che li ama così come sono, li chiama ancora a sé, con pazienza infinita annuncia ancora quell’unica verità che rende bella e piena di senso la vita: amare e servire. Continua a mostrare loro, e anche a noi, quell’unica via per diventare “grandi” davvero: ‘svuotare’ sé stessi e ‘riempirsi’ di umiltà. Il Signore Gesù, camminando verso Gerusalemme, realizza proprio questo svuotamento, mettendosi a servizio della nostra vita, della nostra gioia e della nostra salvezza. Di che cosa oggi avrò bisogno di “svuotarmi”?
«Tu sei il mio Dio, i miei giorni sono nelle tue mani».
Dalla terza Lettera di Santa Chiara ad Agnese (FF 2885)
Davvero posso gioire e nessuno potrebbe strapparmi da così grande gioia, poiché ho ottenuto ormai ciò che ho bramato sotto il cielo: ti vedo infatti soppiantare in modo terribile e impensato le astuzie dello scaltro nemico, la superbia che è rovina dell’umana natura e la vanità che infatua i cuori degli uomini, sostenuta, per così dire, da una mirabile prerogativa di sapienza della bocca di Dio stesso; e ti vedo abbracciare con l’umiltà, la forza della fede e le braccia della povertà, il tesoro incomparabile, nascosto nel campo del mondo e dei cuori umani, con il quale si compra colui che dal nulla fece tutte le cose.
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