Quale banchetto?
Venerdì IV Settimana del Tempo Ordinario
Eb 13,1-8 Sal 26 Mc 6,14-29
Sant’Agata, vergine e martire
I primi versetti del Vangelo ci narrano il rapporto di Erode con Giovanni: “Erode temeva Giovanni […] nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri” (Mc 6,20). Eppure questa sua intuizione non gli basta per evitare il male. Erodiade, Salòme ed Erode, ognuno a suo modo, danno spazio al male e alla corruzione. Sembra contraddittorio che il martirio di Giovanni si concretizzi proprio durante un banchetto, che dovrebbe essere il luogo della festa e dell’accoglienza. Mangiare insieme è un momento di intimità e amicizia, dove emergono le relazioni e la gioia di essere nutriti. E in ogni banchetto, il padrone di casa offre i suoi ingredienti. Erode offre vita mondana, sontuosità, potere, orgoglio, ingiustizia, che sfociano nell’appropriarsi della vita di un altro uomo. Ma l’evangelista Marco, nei versetti immediatamente seguenti, ci fa conoscere un altro banchetto: è quello di Gesù, di un padrone di casa che offre l’essenzialità del pane, l’amore che si dona e germina in condivisione e fraternità. Vigiliamo, perché il nostro banchetto abbia gli ingredienti buoni che ci edifichino e che ci rendano accoglienti, capaci di donare vita.
“Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli”. Signore, donaci di saperci donare così.
Dalla Leggenda dei Tre Compagni [FF 1404]
In assenza del padre, quando Francesco rimaneva in casa, anche se prendeva i pasti solo con la madre, riempiva la mensa di pani, come se apparecchiasse per tutta la famiglia. La madre lo interrogava perché mai ammucchiasse tutti quei pani, e lui rispondeva ch’era per fare elemosina ai poveri, poiché aveva deciso di dare aiuto a chiunque chiedesse per amore di Dio. E la madre, che lo amava con più tenerezza che gli altri figli, non si intrometteva, pur interessandosi a quanto egli veniva facendo e provandone stupore in cuor suo.
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