Il dono della preghiera
Martedì I Settimana di Quaresima
Is 55,10-11 Sal 33 Mt 6,7-15
È un grande dono che Gesù ci insegni a pregare. Possiamo riflettere su due semplici aspetti che il nostro Maestro di vita ci suggerisce: l’essenzialità e la semplicità.
“Pregando non sprecate parole”: la preghiera è un atto semplice, il Signore sa quello che vogliamo dirgli. Inoltre abbiamo la certezza che ritornano al cielo le parole che Dio stesso dice.
Infatti è lo Spirito Santo che ci fa chiamare Dio «Abbà, Padre».
Padre: questa parola è la chiave della preghiera o, meglio, questa relazione da figli con il Padre è il tesoro prezioso della preghiera, perché Lui è “creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro” (san Francesco). Questo è l’essenziale, questo è tutto.
Concedici, o Padre, di aprire a te il nostro cuore e presentare con fiducia al tuo amore i nostri fratelli.
Dalla Regola non Bollata [FF 61]
E sempre costruiamo in noi un’abitazione e una dimora permanente a lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, che dice: «Vigilate dunque e pregate in ogni tempo, perché siate ritenuti degni di sfuggire a tutti i mali che stanno per venire e di stare davanti al Figlio dell’uomo. E quando vi metterete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli». E adoriamolo con cuore puro, «perché bisogna pregare sempre senza stancarsi mai»; infatti «il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino in spirito e verità.
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