Fuori di sé
Sabato II Settimana del Tempo Ordinario
Eb 9,2-3.11-14 Sal 46 Mc 3,20-21
Gesù si dedica tutto alla folla, dimenticandosi di sé stesso, dei suoi bisogni, anche quelli primari, come il mangiare. Davvero, si può dire, Gesù è fuori di sé, perché svuota sé stesso, completamente, per far spazio all’altro. È un’immagine che ci richiama quella di tante mamme che perdono il sonno per amore dei figli da accudire, di tanti papà che fanno più lavori per portare a casa il necessario per la famiglia. L’amore porta a perdersi per l’altro. Ma questo non è facile da accogliere. Soprattutto quando qualcuno ci mostra di farlo con semplicità e immediatezza, come, possiamo immaginare, era per Gesù. La sua spontaneità nel compiere il bene aveva lasciato senza parola anche i suoi genitori, quando, da bambino, si era “perso”, attardandosi per giorni nel tempio fra i dottori della Legge, per compiere la volontà del Padre suo (cf. Lc 2,49).
Ma questo “essere fuori di sé”, ci insegna Gesù, è ciò che ci dà la vera gioia, che nasce nel dare più che nel ricevere, che riempie di vita chi perde la sua vita per amore dell’altro.
O Padre, donaci la grazia di essere “fuori di noi” come Gesù
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1629]
Un’altra volta […] una donna anziana e poverella […] venne a chiedere un po’ di elemosina al beato Francesco: la poveretta in quell’anno non aveva di che vivere. Il beato Francesco si rivolse a Pietro di Cattanio, allora ministro generale: «Possiamo avere qualcosa da dare alla nostra madre?». Giacché egli affermava che la madre di un frate era madre sua e di tutti gli frati. Gli rispose frate Pietro: «In casa non abbiamo niente da poterle dare oltre tutto vorrebbe un’elemosina considerevole da cui trarre il necessario per vivere. In chiesa abbiamo soltanto un Nuovo Testamento, che ci serve per le letture a mattutino». Ma disse a lui il beato Francesco: «Da’ a nostra madre il Nuovo Testamento: che lo venda per far fronte alle sue necessità […]. E così glielo regalò.
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