DOMENICA 31 GENNAIO 2021 S. GIOVANNI BOSCO
Dal Vangelo
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Commento biblico
Al termine di questo mese, nel giorno della memoria dedicata a san Giovanni Bosco, ci viene incontro un episodio della vita di Gesù incastonato in una di quelle giornate tipo, o se vogliamo nelle giornate di Cafàrnao. Questa è un’antica città situata al nord del mare di Galilea, crocevia tra Palestina, Libano e Assiria. Cafàrnao è la città che Gesù sceglie come sua residenza, o luogo di formazione dei primi discepoli. Questa è una giornata che ci dona la possibilità di scorgere quello che Gesù viveva e faceva, predicava e insegnava, incontrava e pregava, mangiava e dormiva. È sabato, un giorno dedicato alla Torah di Mosè, un giorno in cui un uomo adulto poteva prendere la Parola e commentarla. Accade quindi che Gesù viene percepito come un uomo autorevole, la reazione degli astanti mette in luce questo aspetto e gli evangelisti lo sottolineano. Egli sa andare al cuore di tutti i suoi interlocutori. Come cristiani ciascuno di noi può essere autorevole nel momento in cui non frappone un muro che divide; nel momento in cui non guarda il male che c’è nell’altro, ma percepisce la possibilità che ha l’altro di liberarsi dal male che ha. L’autorevolezza di Gesù è un atto di liberazione verso un uomo tormentato da uno spirito impuro. Se a Gesù si può dire “davvero quest’uomo era il figlio di Dio” (Mc 15,39), noi stessi siamo figli del Figlio solamente quando permettiamo all’altro di camminare e non facciamo ostruzione al suo cammino.
Commento francescano
Per chi ha visitato la Basilica superiore di San Francesco e ha visto e letto il ciclo degli affreschi di Giotto, ricorderà che uno degli ultimi episodi è la liberazione di un eretico per intercessione di san Francesco. Non posso non accostare questo episodio alle liberazioni operate da Gesù. Tre miracoli che si confrontano con tre piaghe di ieri e di oggi, il demonio e i suoi idoli, le ferite del corpo e la malattia, catene che non permettono di essere liberi. Siamo chiamati a toccare con mano le nostre e le altrui piaghe. Siamo chiamati a portarle sull’altare di Dio. Siamo chiamati a pregare con esse e per esse. Atteggiamenti questi che possono “suscitare” il miracolo e “resuscitare” l’uomo.
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