Il sole della misericordia
Giovedì, feria propria del 24 dicembre
2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16 Sal 88 Lc 1,67-79
Zaccaria riacquista la parola dopo mesi di silenzio. Le prime parole sono un canto di gioia e di gratitudine. Dio ha visitato la sua vita, la sua famiglia, la sua storia, il suo popolo. Questo anziano e stimato sacerdote solo ora capisce che sta per venire colui di cui tutti, proprio tutti, hanno bisogno, come un sole che sorge e squarcia il buio. Insieme alla voce, Zaccaria riacquista una nuova consapevolezza, la conoscenza di quella salvezza per cui il Figlio dell’Altissimo verrà. Ma senza la consapevolezza del buio, come può esserci in noi il desiderio di luce, l’attesa che la misericordia ci visiti? Durante questa vigilia così insolita, forse con più raccoglimento potremo sostare davanti alla grotta di Betlemme. Deponiamo nella povera mangiatoia tutto ciò che in noi ha bisogno di essere visitato, rischiarato, liberato, redento. È lì che il Signore nasce. È lì che ama visitarci ancora, per darci la gioia della sua misericordia infinita. Allora potremo portare bene, pace, speranza a tanti che attendono la luce.
O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1111]
Un frate (…) chiese a Francesco che opinione aveva di sé stesso. E l’umile servo di Cristo gli disse: «Mi sembra di essere il più gran peccatore». Il frate gli replicò che, in tutta coscienza, non poteva né pensare né dire una cosa simile; ma egli spiegò: «Se Cristo avesse trattato il più scellerato degli uomini con la stessa misericordia e bontà con cui ha trattato me, sono sicuro che quello sarebbe molto più riconoscente di me a Dio».
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