Ascolto che genera lode
Martedì, feria propria del 22 dicembre
1Sam 1,24-28 1Sam 2 Lc 1,46-55
Maria, nei Vangeli, non è di molte parole. È una donna che preferisce il silenzio e il nascondimento, quello di chi ascolta con la predisposizione a cogliere il bene. Lei cerca di comprendere ogni cosa nella luce di Dio. Umanamente Maria non è in una posizione facile quando arriva da Elisabetta: il suo buon nome può essere diffamato o, peggio ancora, sa che la sua condizione la espone alla lapidazione.
In questo contesto il suo Magnificat ha un valore ancora più sublime: è il canto di tutte le meraviglie in cui non fa confidenze personali, non parla della sua prova. Esprime invece tutta la sua fede: ascoltando le sue parole capiamo subito che sgorgano dall’accoglienza della parola divina. È il suo ascolto, l’essere occupata con Dio, che genera la lode e l’affidamento.
Possiamo accogliere oggi questa Parola per interrogarci se questo è anche il nostro atteggiamento quotidiano, se sappiamo elevarci dalla tentazione del lamento per abbandonarci al mistero di Dio che ci tiene per mano irrevocabilmente.
O Maria, fonte della nostra gioia, fa che impariamo da te ad ascoltare il Padre e a fidarci di lui sempre.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 522,470]
Era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.
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