“Non ve ne accorgete?”
Mercoledì XXXII Settimana del Tempo Ordinario
Tt 3,1-7 Sal 22 Lc 17,11-19
San Martino di Tours
Gesù entrò in un villaggio. Nel Vangelo, il villaggio rappresenta la vita “vecchia”, il modo di pensare e di agire, prima di incontrare Gesù. Quando Lui ci tocca e ci guarisce, lo fa non per portarci nella situazione di prima, ma in un luogo completamente nuovo. L’incontro con lui infatti ci rinnova profondamente. Se torniamo nei “vecchi villaggi”, è per portarvi un cuore rinnovato, un annuncio di amore e novità. Gesù, dopo la guarigione, non è risentito per l’ingratitudine. Ma profondamente amareggiato perché gli uomini, presi da sé stessi, non riconoscono la gloria di Dio. La sua gloria non si rivela nella potenza e nella grandezza, ma in quell’amore smisurato che ha per noi. “Apparvero la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini”, dice l’apostolo Paolo. Ma nessuno se ne accorge. Se non uno: il samaritano. Per gli stranieri, come per i poveri, non c’è nulla di scontato. Per questo sono più inclini ad accorgersi della bontà, del dono, della gentilezza, della gratuità. E sanno esserne ri-conoscenti.
Grazie Padre perché, con tuo Figlio Gesù, apparvero la tua bontà e l’amore che hai per noi.
Dal Libro delle Cronache [FF 2158]
I frati, come sentirono del ritorno di Francesco, con sollecitudine, desiderio grande e immensa gioia del cuore vanno da lui, rendono grazie a Dio e, gettandoglisi davanti, abbracciano i piedi del pastore da tanto desiderato. Egli si dà a rincuorare i pusillanimi, consola gli afflitti, corregge i facinorosi, rimprovera la colpa di quelli che avevano disperso il gregge, rappacifica con carità dispersi e dispersori, rianima e infiamma tutti, esortandoli e rassicurandoli a sostenere con gioia, per Cristo e l’osservanza della Regola, non solo le cose lievi, ma anche le aspre, perfino la morte.
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