Donare e non sperperare
Venerdì XXXI Settimana del Tempo Ordinario
Fil 3,17-4,1 Sal 121 Lc 16,1-8
Il buon Dio non è uno che sperpera, ma che condona, che dà del suo. È l’atteggiamento che viene chiesto anche ai discepoli.
La decisione dura del padrone fa rientrare in sé stesso l’amministratore che riflette sul proprio operare, rendendosi conto delle proprie fragilità, della bellezza e del bisogno di avere buone relazioni. Allo stesso tempo teme di perdere la missione affidatagli che gli permette di godere della presenza del suo padrone e di avere una casa. Tutto questo lo fa arrivare a dire “Ora so cosa fare”. Ma perché io, amministratore poco onesto, che ho sprecato così tanti doni di Dio, dovrei essere accolto nella casa dei Suoi amici o addirittura nella Sua casa? Perché al buon Dio la felicità dei figli gli importa più della loro fedeltà. La felicità di figli è imparare ad essere strumenti di comunione con i doni che vengono messi nelle nostre mani.
Il padrone ha dovuto rinunciare ad una parte dei suoi beni, ma l’amministratore ha imparato a lasciare il suo atteggiamento avido per far avanzare quello della misericordia. Grazie o Padre, per la tua pazienza.
Dalla Regola non bollata [FF 24]
Tutti i frati, in qualunque luogo si trovino presso altri per servire o per lavorare, non facciano né gli amministratori né i cancellieri, né presiedano nelle case in cui prestano servizio; né accettino alcun ufficio che generi scandalo o che porti danno alla loro anima; ma siano minori e sottomessi a tutti coloro che sono in quella stessa casa.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.