Domenica 18 ottobre 2020, XXIX TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Matteo 22, 15-21
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore I,1: FF 1029
La dolce mansuetudine unita alla raffinatezza dei costumi; la pazienza e l’affabilità più che umane, la larghezza nel donare, superiore alle sue disponibilità che si vedevano fiorire in quell’adolescente come indizi sicuri di un’indole buona, sembravano far presagire che la benedizione divina si sarebbe riversata su di lui ancora più copiosamente nell’avvenire. Un uomo di Assisi, molto semplice, certo per ispirazione divina, ogni volta che incontrava Francesco per le strade della città, si toglieva il mantello e lo stendeva (Cfr Lc 19,36) ai suoi piedi, proclamando che Francesco era degno di ogni venerazione, perché di lì a poco avrebbe compiuto grandi cose, per cui sarebbe stato onorato e glorificato da tutti i cristiani.
Alla vita
Date a Dio quello che è di Dio, ma come trovare quello che è di Dio? Le monete portano impresse le immagini scelte dallo Stato che le emette, noi le usiamo passandocele di mano in mano, come qualcosa che non ci appartiene. Un anonimo strumento da usare per avere ciò che ci serve e diventerà nostro, portando impresso l’uso che ne faremo, il posto che gli daremo, l’attaccamento che esprimeremo. Ciò che abbiamo porta impressa la nostra immagine, ciò che siamo e che si esprime in come viviamo. Anche le relazioni sono così, quelli che amiamo portano su di sé il nostro amore che li segna e li caratterizza, e noi, a nostra volta, veniamo segnati dal loro. In tutto questo che cosa è di Dio? Tutto, ma sopra ogni cosa, la vita degli uomini e delle donne che portano impressa l’immagine di lui, perché lui li ama, li ha fatti esistere, li custodisce, li chiama continuamente alla vita. Poiché noi siamo suoi, portiamo impressa la sua immagine e lui di niente altro si accontenta se non di avere noi. Diamo a Dio quello che è di Dio.
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