Maria Luigia Velotti, fondatrice delle suore Francescane adoratrici della Santa Croce
Maria Luigia Velotti — che viene beatificata a Napoli sabato mattina, 26 settembre — è una singolare figura di quella stagione di santità fiorita nel corso dell’Ottocento nella Chiesa di Napoli, a cui contribuì in maniera efficace l’azione pastorale del venerabile cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo negli anni1845-1877. La vicenda umana della nuova beata si dispiega negli ambiti più umili della scala sociale. I casali di Soccavo, Sirico di Nola, Capodimonte, Miano, e infine la cittadina di Casoria, furono le tappe che segnarono la modesta geografia della sua vita. Mentre san Ludovico da Casoria, che pure fu suo confessore, coinvolgeva nella sua vulcanica opera caritativa i più noti personaggi del mondo culturale, politico ed ecclesiale del suo tempo e santa Caterina Volpicelli si adoperava a diffondere con ardore l’Apostolato della preghiera e la devozione al Sacro Cuore di Gesù a partire dai più prestigiosi salotti della borghesia napoletana, Maria Luigia Velotti quasi in punta di piedi avviava la sua opera di evangelizzazione e di promozione umana a favore delle fanciulle e delle donne del popolo, dopo aver vissuto lunghi anni ritirata dal mondo, nella semplice condizione di terziaria francescana. Maria Velotti era nata a Soccavo, villaggio alle porte di Napoli, il 16 novembre 1826. All’età di quattro anni, orfana di entrambi i genitori, fu accolta dalla zia materna a Sirico di Nola. Qui trascorse un’infanzia felice, finché il germe dell’invidia non venne a deteriorare la convivenza. Parenti malevoli, temendo di essere privati dell’eredità, istigarono la zia, nubile e possidente, contro la nipote, dipinta come una ragazza fannullona e incapace. Alle proibizioni e alle angherie che ne seguirono, Maria rispose con atteggiamento umile e sottomesso, rifugiandosi nella preghiera. In questa via di umiltà e di sofferenza, privata una seconda volta degli affetti familiari, Maria progredì nel cammino di fede. Risale al 1849 l’incontro col padre Filippo Antonio da Domicella, frate minore, che la orientò definitivamente verso la spi-ritualità francescana. Il 2 febbraio 1853 nel convento di San Giovanni in Palco a Taurano di Nola, la beata ricevette l’abito del terz’ordine francescano e assunse il nome di Maria Luigia Pascale del Santissimo Sacramento. L’anno successivo, professò la regola. Già da tempo si era ritirata a vivere presso una coppia di anziani coniugi che la consideravano come una figlia. Nella loro casa, poteva adempiere tranquillamente le pratiche di pietà, vivendo nella forma allora abituale nel Meridione d’Italia, della monaca di casa. A partire dal mese di luglio 1854 ebbe inizio una nuova tappa della sua vita, contraddistinta dall’esperienza comunitaria. Su consiglio del confessore, l’umile terziaria di Sirico chiese di essere accolta nel “ritiro” fondato a Capodimonte da Maria Michela Russo. Poi dal 1864 passò nel “conservatorio” delle Teresiane della Torre, alla salita San Raffaele di Materdei in Napoli, dove stette due anni. Queste forme di vita religiosa, ancora molto diffuse nell’Ottocento, furono il mezzo con cui il Signore andò preparandola a quello che sarebbe stato il suo compito di fondatrice di una nuova comunità francescana. Infatti Maria Luigia, oltre l’intensa vita di pre-ghiera, avvertiva il bisogno di aprirsi a una dimensione apostolica più attiva, per rispondere efficacemente alle emergenze sociali del suo tempo. Con la sua prima compagna, Elisabetta Albini, che aveva conosciuto presso le Teresiane, nel 1868 Maria Luigia si trasferì nel casale di Miano, nelle vicinanze del convento dei Frati minori. Qui, sotto la guida del venerabile padre Michelangelo da Marigliano, le due donne svilupparono un umile ma intenso apostolato tra la popolazione. Intorno al1870, ritornarono a Napoli dove presero in affitto una casa nel quartiere di Materdei per iniziare ad accogliere bambine orfane, bisognose di assistenza. Fu questo il periodo in cui si intensificarono i rapporti spirituali con san Ludovico da Casoria, che spesso celebrava la messa per la piccola comunità. Col tempo il raggio d’azione di Maria Luigia si estese anche a ragazze e a donne desiderose di vivere ritirate dal mondo. Con l’arrivo di nuove vocazioni, in questo contesto spirituale e apostolico, negli anni 1877-1879 nacquero le suore Francescane adoratrici della Santa Croce. Il venerabile Bernardino da Portogruaro, ministro generale dei Frati minori, in visita a Napoli, conobbe personalmente la madre Maria Luigia, ne divenne un sincero estimatore, incoraggiò gli umili inizi della fondazione, riconoscendovi il dito di Dio e l’autentica matrice francescana. Con la scelta del titolo dell’istituto la fondatrice intendeva esprimere la sua speciale devozione alla passione del Signore e l’ideale di onorare la Croce con una perfetta donazione di carità. La spiritualità della beata affonda infatti nella più genuina scuola francescana dove la contemplazione affettiva trova il suo principale riferimento nel libro della Croce. Fin da giovane madre Maria Luigia fu peraltro favorita da singolari doni mistici che la resero partecipe dei dolori della passione di Gesù. Inoltre si manifestarono in lei estasi, bilocazioni, scrutazione dei cuori, guarigioni, carismi che seppe custodire nell’umiltà e nel nascondimento, senza suscitare clamore. Madre Maria Luigia fu una donna del popolo sempre attenta ai bisogni degli ultimi. La sua specifica missione, dal momento che non poteva attendere ad attività esterne perché malata nel fisico, fu quella di attendere all’accoglienza di numerose persone che quotidianamente le facevano visita per ottenere guida, conforto e sostegno spirituale. Benché illetterata, la beata fu amabile consigliera capace di dispensare a tutti con semplicità la sapienza evangelica che apprendeva all’incessante contemplazione del mistero della Croce. Nel 1884 madre Maria Luigia stabilì la sede del suo istituto a Casoria, in quello che fu detto il “ritiro di Santa Maria”, adiacente la casa natale di padre Ludovico da Casoria. Di lì a poco anche santa Maria Cristina Brando e santa Giulia Salzano, che pure conobbero e frequentarono la beata, eleggevano la cittadina campana a centro di irradiazione delle loro opere. Intanto le sue condizioni di salute — che fin dal 1880 la costringevano alla sedia — si aggravarono. Nella serena attesa dell’incontro con il Signore, madre Maria Luigia si spense il mattino del 3 settembre 1886. La sua memoria restò in benedizione per cui nel 1927 si avviò presso la curia ecclesiastica di Napoli il processo informativo per la sua beatificazione. La serva di Dio fu dichiarata venerabile il 21 gennaio 2016.
Giovangiuseppe Califano, Postulatore generale dell’ordine dei Frati minori
Osservatore romano, 26 settembre 2020, p. 8
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