La via sublime della carità
Mercoledì XXIV Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 12,31-13,13 Sal 32 Lc 7,31-35
Santi Cornelio e Cipriano
Ecco oggi due inviti importanti che vengono dal Vangelo. Il primo è come il suono festoso di un flauto: rallegriamoci perché siamo infinitamente amati e redenti! L’altro è un triste lamento: siamo miseri, incapaci di amare, chiediamo sempre il perdono di Dio. A volte ci capita di essere indifferenti sia al primo che al secondo invito. Come bambini egocentrici, non vogliamo crescere. Diventare adulti infatti vuol dire decentrarsi, donare la vita perché altri la trovino in pienezza. Proprio come ha fatto Gesù, che ci amò fino alla fine (Gv 13,1) e donò la sua vita per amore nostro. Anche San Paolo oggi ci ricorda l’importanza di diventare “adulti”. “Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino”. Ma -ci assicura l’apostolo- ci sarà un giorno in cui conosceremo perfettamente, come anche noi siamo conosciuti (cfr. 1Cor 13,11). Questa conoscenza non è un esercizio intellettuale, ma è quella sapienza del cuore che cresce in noi attraverso “la via sublime della carità”.
“Donaci o Padre un cuore di fanciulli, per avere la gioia di credere e la volontà libera per obbedire alla Parola del tuo Figlio”.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1057]
Un giorno, mentre, ritirato in luogo solitario, piangeva ripensando con amarezza al suo passato, si sentì pervaso dalla gioia dello Spirito Santo, da cui ebbe l’assicurazione che gli erano stati pienamente rimessi tutti i peccati. Rapito fuori di sé e sommerso totalmente in una luce meravigliosa che dilatava gli orizzonti del suo spirito, vide con perfetta lucidità l’avvenire suo e dei suoi figli.
Lascia un commento
Devi eseguire il login per commentare.