Benedire è riconoscere
Venerdì XXIV Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 12,31; 13,1-10.13 Sal 24 Mt 11,25-30
Giuseppe da Copertino, festa
Dopo il discorso missionario ai discepoli, intorno a Gesù si crea di un clima di tensione verso la sua persona. È un’ora di prova e proprio in quel tempo Gesù benedice il Padre, lo riconosce pubblicamente, facendo sgorgare dal suo cuore un inno di lode. Dio è Creatore e Signore del cielo e della terra, ma Gesù gli si rivolge chiamandolo Padre per dirci che chi crede in Lui lo incontra in una relazione di intimità. E noi quando benediciamo Dio? In Gesù il motivo della benedizione è perché il Padre ha scelto come destinatari della rivelazione i piccoli, coloro che credono, imparano dal Signore e vivono la carità. Ogni fedele benedice con la propria vita il Padre che è nei cieli quando lo riconosce datore di ogni Bene e lo serve nella carità.
Signore, donaci una fede semplice e schietta, per poter parlare di Te con gesti di umiltà e carità. S. Giuseppe prega per noi.
Dalla Regola non bollata [FF 71]
E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui, e amano lui che è senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen.
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