Lc 5,1-11

Benedetta inutilità

Giovedì XXII Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 3,18-23   Sal 23   Lc 5,1-11
San Gregorio Magno, memoria

Gesù parla alla folla e anche Pietro lo ascolta, e lo ascolta tanto, da vicino, stando con lui sulla barca. Probabilmente qualcosa lo aveva già toccato quando Gesù gli chiede una cosa che sembra inutile. Tanto che Pietro lo fa: getta le reti sulla sua Parola. Di fronte al risultato straordinario, la reazione è di prostrazione. E dice: sono limitato, sono peccatore, in confronto a te sono nulla, allontanati da me. Si sente inutile. Pietro dice una verità che riguarda ciascuno di noi. Ma questo non è certo il motivo per cui Gesù si dovrebbe allontanare, anzi. Spesso pensiamo che chi ha debolezze non possa servire al Signore; spesso pensiamo che l’incontro spiacevole con i nostri limiti e vizi sia il punto terminale di un cammino di dono. Gesù dice: no, non è così. “Non temere”, staremo sempre insieme. Infatti Gesù guarda il limite e il peccato in modo diverso dal nostro, e ci offre sempre un di più, se noi diciamo “sì, ci sto. Le redini della mia vita le consegno a te”. Pietro dovrà fare più volte questo passo. Una coscienza umiliata è il miglior punto di partenza per l’opera di Dio in noi, è il suo terreno fertile perché la persona smette di illudersi di essere sapiente e giusta.

Donaci, o Padre, una fede decisa nel tuo aiuto e perdono.

Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 324]
(…) cominciò a far nessun conto di sé e a disprezzare ciò che prima aveva ammirato ed amato. Non tuttavia in modo perfetto e reale, perché non era ancora libero dai lacci della vanità, né aveva scosso a fondo il giogo della perversa schiavitù. Abbandonare le consuetudini è infatti molto arduo: una volta impiantatesi nell’animo, non si lasciano sradicare facilmente; lo spirito, anche dopo lunga lontananza, ritorna ai primitivi atteggiamenti, e il vizio finisce per diventare una seconda natura. Pertanto Francesco cerca ancora di sottrarsi alla mano divina; quasi immemore della correzione paterna, arridendogli la fortuna, accarezza pensieri terreni: ignaro del volere di Dio, sogna ancora grandi imprese per la gloria vana del mondo.

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ARTICOLO DI: Comunità francescana delle sorelle

“Siamo sorelle francescane... Sorelle perché condividiamo la gioia della consacrazione totale della nostra vita a Dio, vivendo insieme in comunità. Nell'apostolato e nella laicità della vita ordinaria, desideriamo essere sorelle di tutti testimoniando e aiutando a conoscere la consolazione di Dio per ciascuno. Francescane perché ci piace e cerchiamo di imitare il modo semplice e radicale di seguire il Signore Gesù che San Francesco e Santa Chiara ci hanno indicato. "Pane e Parola" è una preghiera che abbiamo scelto di vivere accanto alle lodi mattutine. Il Vangelo del giorno, pregato e meditato comunitariamente davanti a Gesù Eucaristia, è per noi il mandato quotidiano che ci incoraggia e sostiene nel vivere la nostra vocazione. Nello spirito di comunione e collaborazione con i frati, accogliamo volentieri l'invito a condividere il testo che prepariamo ogni giorno per questa preghiera. www.comunitasorelle.org”

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